Il Dipartimento di giustizia negli Stati Uniti ha appena accusato Google di soffocare la concorrenza con pratiche illegali.
Quanto ha ragione?
Sicuramente questo procedimento giudiziario segna la più formidabile offensiva dell'antitrust USA nel terzo millennio poiché, se l'offensiva uscisse vittoriosa, Google dovrebbe provvedere a cambiamenti strutturali nei suoi comportamenti.
Al centro delle accuse vi sono i metodi usati da Google per rimanere il "gatekeeper" delle attività in rete, in particolare gli accordi con i produttori di Smartphone per essere il principale e soprattutto preinstallato motore di ricerca. Altre pratiche anti-concorrenziali riguardano la raccolta della pubblicità digitale, con Google che arriva a catturarne più del 50%.
La preoccupazione nasce con un'ottica rivolta al futuro poiché si pensa che il dominio incontrastato dei colossi Big Tech stronchi sul nascere le azioni d'impresa e d'innovazione del futuro. Persino il mondo politico statunitense, a prescindere dai colori politici, sembra indirizzato sulla stessa strada nel risolvere tale problema.
E Google come si difende? Giustifica i numeri massicci sulla scelta del motore di ricerca come volontaria, paragonando quello che succede all'utilizzo massiccio che gli utenti fanno di Amazon (altro colosso mondiale) per i loro acquisti.
Sicuramente sarà un processo lungo, che porterà via tanti anni, ma potrebbe segnare una rivoluzione storica nel campo dei BIg Data.
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